Buon sabato,
domani è l’ultimo giorno di un’Olimpiade meravigliosa, piena di colori e di sorrisi, l’ultima visibile in tempo reale comodamente appanciollati in salotto, considerato che le prossime due si svolgeranno nei Nuovi Mondi, ad orari da occhiaie garantite.
E allora, preso già da un’insopprimibile nostalgia, vi porto avanti e indietro nel tempo, sfiorando anche le Olimpiadi di Parigi del 1924.
Statemi bene,
Alessandro Loppi (*)
Jerusalem, di William Blake (quasi)
Alla seconda parte dell’ultima stagione di The Crown sembra mancare un perno narrativo, forse a causa dei ripetuti e continui strappi nella vita reale della famiglia reale (scusate…).
Se la direzione della fotografia continua ad essere meno convincente degli elevati standard dimostrati nelle prime stagioni, il livello di scrittura è sempre di qualità: tra i momenti gustosi, spiccano gli scambi tra la Regina e un Tony Blair antipatico e borioso come nella realtà.
La scena in cui le componenti il Women's Institute lo biasimano per il suo egocentrico parlare solo di politica è preceduta da un bellissimo brano cantato all’unisono da tutte le donne presenti: Jerusalem.
Il titolo originale è And did those feet in ancient time (1804) e fu scritto da William Blake come proemio del suo poema Milton. La musica e l’orchestrazione di Edward Elgar (da brividi) sono successive (1916) e lo resero in pochissimo tempo uno dei brani più amati dagli inglesi in generale - e dalle femministe in particolare (anche se è improprio definire “femminista” il WI).
Uno dei momenti più noti recita:
Bring me my Bow of burning gold / Bring me my Arrows of desire / Bring me my Spear: O clouds unfold / Bring me my Chariot of fire!
Questo esaltante “carro di fuoco” ispirò scientemente il titolo originale del bellissimo film Momenti di gloria (1981), ambientato in parte a Saint Andrews (mirabile cittadina scozzese dove risiede anche l’Università frequentata dal Principe William).
Considerato che il film parla di Olimpiadi (Parigi, 1924), la celebre colonna sonora - che contiene anche Jerusalem - fu (volutamente?) affidata a un greco, il compianto Vangelis, e fa venire voglia di vincere, di divorare il mondo.
A latere (1): nella discografia di Vangelis, figura anche un curioso LP intitolato Heaven and Hell (1975), omaggio a un altro libro di William Blake, The Marriage of Heaven and Hell (1793), in cui si parla anche di doors of perception, allegoria che ispirò ad Aldous Huxley il titolo della la sua autobiografia lisergica (1954), che a sua volta ispirerà Jim Morrison per denominare il suo complesso The Doors (1965-1973).
A latere (2): nella scaletta dei concerti di Emerson, Lake & Palmer figurava spesso una versione di Jerusalem perlomeno audace