Buon sabato,
il mio amico Andrea mi ha chiesto un commento sulla recente sconfitta elettorale. Mi affido a Jacques Prévert:
Suono il piano io, diceva uno / suono il violino io, diceva l’altro / io l'arpa, io il banjo, io il violoncello, io il flauto, io la cornamusa, io la raganella
E gli uni e gli altri parlavano, parlavano, parlavano di quello che suonavano
Non si udiva la musica / tutti parlavano, parlavano, parlavano / mai più nessuno suonava
Ma in un angolo un uomo taceva: "E quale strumento suonate, signore, voi che tacete e non dite una parola?" / gli chiesero i musicisti
"Io suono l'organo di Barberia / e mi trastullo anche col coltello"
Disse l'uomo che fino a quel momento non aveva assolutamente detto niente / e quindi venne avanti, con il coltello in mano / e uccise tutti i musicisti / e suonò poi l’Organo di Barberia
Così vera musica era la sua / e così viva e così bella / che la figlioletta del padrone di casa / uscì da sotto il pianoforte / dove si era addormentata per la noia
E disse: "io giocavo col cerchio / a palla prigioniera / al mondo / col secchiello e la paletta / ai genitori / a nascondino / con la bambola / con l'ombrello / con il mio fratellino / con la mia sorellina / con le guardie e con i ladri / ma è finita, finita, finita!
Io voglio giocare all’assassino / voglio suonare l’Organo di Barberia!”
E l’uomo prese la bambina per mano / e andarono per le case / per città e per giardini / e uccisero quanta più gente fu possibile
E quindi si sposarono / ed ebbero molti bambini
Ma: il primo imparò a suonare il piano / il secondo, il violino / il terzo, l’arpa / il quarto, la raganella / il quinto, il violoncello
E poi cominciarono a parlare, parlare, parlare, parlare, parlare / la musica non si sentiva più
E tutto d’accapo si ricominciò
Statemi bene,
Alessandro Loppi (*)
OPINIONI
«Assistiamo ovunque alla stigmatizzazione delle ONG, del loro lavoro e dei loro membri, che vengono additati come spie, terroristi, mercenari al soldo di soggetti stranieri. Una campagna che trova spazio sui media e sui social, e spesso viene rilanciata da responsabili politici di primo piano.
In gioco non ci sono solo i diritti delle persone che dipendono dall’assistenza delle ONG. Queste azioni minano la libertà d’associazione e d’espressione dei cittadini, e talvolta toccano anche le norme di equo processo e il divieto della detenzione arbitraria. Tutti principi tutelati dal diritto internazionale»
[Mille e uno modi per criminalizzare le ONG]
STORIE
Il mondo di Only Fans raccontato da Denis Dosio, il creator più seguito del momento
WEB/INTERNET
In Myanmar la tecnologia viene usata come strumento di repressione: gli esempi non mancano
Le linee di rete mobile sono in aumento
I professionisti del tech, questi sconosciuti
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E DINTORNI
«La differenza fondamentale tra un motore di ricerca e un generatore di risposte è questo: il primo non prende impegni epistemici, il secondo sì. Il giudizio di verità su quanto scritto nelle pagine che un search engine reperisce a fronte di una domanda è piena responsabilità di chi apre quelle pagine.
Viceversa, la risposta che l’automa ci presenta contiene il giudizio dell’automa stesso, e per la proverbiale credulità dell’essere umano, tale giudizio ha una seria chance di essere accolto come oracolare, cioè come portatore di una superiore conoscenza.
Ma dal momento in cui il dato a cui accede l’automa è comunque il frutto storico dell’umano discernimento dove la verità è sempre in questione, l’automa che ci vende conoscenza non ha altro da offrirci, in realtà, che una marmellata di credenze»
[“Il problema epistemico dell’oracolo artificiale”]Secondo Wired i cinesi credono poco ai chatbot
SOCIAL
Se lasciate definitivamente Twitter, i vostri messaggi privati NON verranno cancellati
Quelli de ilPost riportano un’inchiesta che spiega quanto guadagna Twitter dagli account che incitano all’odio
Se è vero che Twitter sta diventando sempre più brutto, è vero anche che Mastodon ha smesso di crescere
Uno spettro si aggira tra i social: il deinfluencer, colui che sconsiglia e stronca
Su YouTube è possibile rispondere a un commento con uno short, una sorta di breve video-replica
COSE NOTEVOLI
Con le mani… ciao
SPIGOLATURE
Ecco come i giovani neozelandesi festeggiano il ritorno a scuola (è efficace anche senza audio)
GLI AMICI SE NE VANNO
Raquel Welch, attrice nonché Miss Preistoria
Alberto Radius, immenso chitarrista
SCIENZA
Notizie di scienza della settimana, all’11 febbraio 2023
Il sistema immunitario della stragrande maggioranza degli esseri umani ha imparato a riconoscere SARS-CoV-2 attraverso la vaccinazione, l'infezione o, in molti casi, entrambe le cose. Quanto e quando svaniscono questi tipi di immunità?
SPAZIO, ULTIMA FRONTIERA
Arthur C. Clarke (e Stanley Kubrick) erano andati già oltre: due missioni spaziali cercheranno segni di abitabilità sulle lune ghiacciate di Giove
A MODO MIO
Ernest Hemingway e Robert Fripp hanno in comune una caratteristica: nei loro rispettivi ambiti sono stati innovativi, unici e geniali; in un solo caso, però, hanno dovuto citare un altro artista per valorizzare le proprie intuizioni.
Hemingway era un maestro inarrivabile, persino nei titoli. Ne cito un paio: “Breve la vita felice di Francis Macomber” e “Un posto tranquillo, illuminato bene”; così evocativi che diventa quasi inutile leggere il testo.
Nella sua opera più riuscita, però, si è rivolto a un altro artista: il titolo del bellissimo “Per chi suona la campana” (1940), infatti, è dichiaratamente preso da un paragrafo della 17esima meditazione di “Devotions upon Emergent Occasions” (1624) di John Donne. Paragrafo diventato immediatamente così popolare, da essere isolato dal contesto e poi riconosciuto con il titolo “Nessun uomo è un’isola”, che si conclude appunto con: «non mandare mai a chiedere per chi suona la campana; essa suona per te».
Nel 1971, i King Crimson di Fripp concludono la loro avventura nel rock progressivo con un lavoro molto intimo che allude proprio a quello stesso paragrafo, tanto che il titolo dell’LP e della canzone più riuscita è “Islands”, isole. Composta da Robert Fripp, vede nelle strofe di Peter Sinfield un’ammessa variazione bucolica delle parole di John Donne.
Però (colpo di scena) non ho citato questa perla per sottolinearne la “costante di Donne”, ma per farvi ascoltare un altro brano dell’LP, composto dal solo Fripp (e già abbozzato nel 1968): “Prelude: Song of the Gulls”, un quartetto d’archi più ance molto evocativo, forse troppo. Ebbene, ricorda moOolto da vicino il “Coro a bocca chiusa” dal secondo atto di “Madama Butterfly”, di Giacomo Puccini.
Ma a Fripp voglio troppo bene e quindi non si discute. Punto